Una cosa al Presidente bisogna riconoscerla: lui crede nelle stronzate che dice. Anzi, comincio a pensare che il suo mestiere stia proprio in questo. Laddove però finisce il lavoro di sir B. ecco che inizia quello di gente come Maurizio Belpietro: farlo credere anche agli altri. Uno che di giornalismo ne mastica, non c'è che dire: più volte stretto collaboratore di Vittorio Feltri nei '90, direttore de Il Giornale nel 2001 e Panorama nel 2007, vanta una condanna per diffamazione risalente al caso Welby, il che non è poco. Da quando poi è passato alla direzione di Libero, svariate sono state le sue apparizioni in tv su Canale 5 e le partecipazioni a programmi come Annozero, nei quali ha più volte dato prova del suo personalissimo principio della 'negazione' (i ripetuti "No" che lo hanno reso lo zimbello del giornalismo nostrano). Belpietro applica puntualmente i princìpi della retorica berlusconiana, parlando sopra gli altri ospiti in studio e sparando notizie fuorvianti per distogliere l'attenzione, guarda caso, dal tema trattato, difendendo l'idea populista che ha ridotto 15 anni di imbarazzante politica italiana ad una sterile divisione amore/odio.
Secondo Belpietro infatti la tentata aggressione che lo vedeva protagonista lo scorso giovedì è frutto del clima di intolleranza portato avanti da un certo tipo di stampa, perchè "non è possibile che i matti vadano in una sola direzione". Ma se i Tartaglia sono in aumento sarà per la strumentalizzazione di sinistra -quale, poi- o perchè effettivamente la gente è esasperata?
Tsk. Mavvedi cosa vanno a pensare, questi agenti dell'odio.
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