nel quale tutti leggono e possiedono un’opinione propria, essendo il livello d’istruzione altissimo, talmente tanto che l’immagine non conta più nulla o quasi; una vera e propria “dittatura del pensiero” che emargina chi non è considerato abbastanza intelligente; un mondo in cui la televisione è stata messa da parte, dato che tutti scrivono liberamente i propri pareri sulla rete ogni giorno e su quelli discutono, aprono dibattiti, si scervellano come meglio credono; un mondo senza barriere linguistiche e sociali, dove l’individuo più ignorante parla almeno tre lingue e la curiosità, il desiderio di conoscenza, la scoperta dell’altro sono temi sentiti e condivisi; dove i governi sono stati dichiarati superflui, poiché le varie città si sono organizzate in comunità del tutto autonome ed autogestite, in cui gli spazi vengono pensati o trasformati per contenere concerti ed eventi culturali gratuiti; dove l’inquinamento è ridotto allo zero, visto che la gente, superato il culto dell’automobile più potente, si sposta in gran parte in bicicletta o su mezzi pubblici efficientissimi, alimentati ad energia prodotta con fonti rinnovabili; gli USA, inadeguati al cambiamento e privi di guerre da combattere, sono stati costretti a chiedere aiuti all’Africa, mentre fra i suoi abitanti cresce il tasso di mortalità, soprattutto per cancro; un mondo in cui il lavoratore ha imparato a dettare le regole, mentre il dirigente, avendo visto il proprio ruolo dissolversi, fatica ad arrivare a fine mese; un mondo che non accetta la banalità e la frase facile, dove un uomo è costretto a dire qualcosa di nuovo e interessante per fare colpo su una donna e i pochi analfabeti rimasti, chiusi nelle rare discoteche, si divertono come possono; eccola lì, la tipa un po’ scema tutta in ghingheri, col suo fascio littorio tatuato sul braccio, che si muove da sola in pista, non trovando più nessun involucro vuoto con cui ballare.
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lunedì 13 dicembre 2010
un mondo al contrario
L’altro giorno mi è capitato di pensare ad un mondo al contrario,
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