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mercoledì 25 maggio 2011

somigliava ad una boa


Che facesse bello o brutto, Christian passava sempre il suo tempo al pontile.

Così si distraeva dal grigiore odierno che si trovava tutt'intorno:
guardando il mare cambiare colore, a secondo dei momenti del giorno.

Christian se ne stava lì, ad osservare i pescatori attraccare, passate le ultime ore di luce.

“Questo pontile non va”, diceva Christian tra sé.

“Prima o poi qualcuno ci cadrà dentro e andrà giù a fondo”.


E infatti ci cadde, il povero Christian, vittima del suo stesso infelice pronostico; un giorno come altri, per caso, mentre era lì a passeggiare, un pezzo di ferro si capovolse sotto il suo peso e il suo corpo paffuto cadde dritto nel mare.

Ma non restò a fondo, no.

Al contrario, per la sua sferica forma, risalì in superficie e per una buona mezz'ora è lì che rimase.

Christian invocava un aiuto a gran voce, vedendo le onde ingrossarsi, sopra e sotto di lui.

Solo che, causa il destino infausto o chicchessia, la sua felpa colorata lo faceva somigliare in tutto e per tutto ad una boa.

I pescatori, che arrivavano al solito orario per attraccare, ebbero l’impressione di udire qualcuno in mezzo al mare, ma si affrettarono comunque ad afferrare quella cosa colorata che somigliava ad una boa, assicurandola alla barca, con un rapido giro di prua.

A quel punto Christian non respirava più bene, con tutta quella corda a stringergli il collo.

In compenso, però, gli riusciva ancora di apprezzare le sfumature dell’acqua, che, calda e salata, gli riempiva il naso, le orecchie, la bocca.

All'ultimo gli parve di sentire la voce di sua madre che, come bollicine, pronunciava parole sempre più fievoli e lontane; gli parve addirittura di vederla, un attimo prima d'affogare, rivolgersi ai pescatori con fare gentile e domandare:

“Avete pesce da arrostire?”

lunedì 13 dicembre 2010

un mondo al contrario

L’altro giorno mi è capitato di pensare ad un mondo al contrario,

nel quale tutti leggono e possiedono un’opinione propria, essendo il livello d’istruzione altissimo, talmente tanto che l’immagine non conta più nulla o quasi; una vera e propria “dittatura del pensiero” che emargina chi non è considerato abbastanza intelligente; un mondo in cui la televisione è stata messa da parte, dato che tutti scrivono liberamente i propri pareri sulla rete ogni giorno e su quelli discutono, aprono dibattiti, si scervellano come meglio credono; un mondo senza barriere linguistiche e sociali, dove l’individuo più ignorante parla almeno tre lingue e la curiosità, il desiderio di conoscenza, la scoperta dell’altro sono temi sentiti e condivisi; dove i governi sono stati dichiarati superflui, poiché le varie città si sono organizzate in comunità del tutto autonome ed autogestite, in cui gli spazi vengono pensati o trasformati per contenere concerti ed eventi culturali gratuiti; dove l’inquinamento è ridotto allo zero, visto che la gente, superato il culto dell’automobile più potente, si sposta in gran parte in bicicletta o su mezzi pubblici efficientissimi, alimentati ad energia prodotta con fonti rinnovabili; gli USA, inadeguati al cambiamento e privi di guerre da combattere, sono stati costretti a chiedere aiuti all’Africa, mentre fra i suoi abitanti cresce il tasso di mortalità, soprattutto per cancro; un mondo in cui il lavoratore ha imparato a dettare le regole, mentre il dirigente, avendo visto il proprio ruolo dissolversi, fatica ad arrivare a fine mese; un mondo che non accetta la banalità e la frase facile, dove un uomo è costretto a dire qualcosa di nuovo e interessante per fare colpo su una donna e i pochi analfabeti rimasti, chiusi nelle rare discoteche, si divertono come possono; eccola lì, la tipa un po’ scema tutta in ghingheri, col suo fascio littorio tatuato sul braccio, che si muove da sola in pista, non trovando più nessun involucro vuoto con cui ballare.

sabato 20 marzo 2010

l'intelligenza














Checchè se ne dica, le intelligenze si stimolano a vicenda.
Malgrado ci vogliano convincere sempre più del contrario, in questa sorta di tendenza perenne al super-io, continuo a pensarla così.
Prendiamo due uomini stitici che, insieme, si ritrovano a fare la cacca... Ma non una cacca qualsiasi, bensì il miglior cagone delle loro vite. Una scena surreale in cui uno dice all'altro:
"Tu mi ricordi la merda".
E, dopo un silenzio imabarazzante, entrambi si siedono sulla tazza, rispettivamente uno di fronte all'altro, a buttar giù l'impossibile.
Ecco, lo stesso accade coi discorsi.
E' il motivo per cui andiamo costantemente alla ricerca di nuove prospettive; guardando, parlando, scrivendo, ma soprattutto leggendo i pensieri altrui. Ci aiuta ad ampliare i nostri orizzonti. Lo stesso motivo che vi spinge a venire qui adesso, a leggere queste righe su questo post.
Può sembrare che, così facendo, io abbia detto una cosa intelligente. E invece no, ho detto una cosa ovvia (e anche male). Probabilmente la sapevate già. Non lo dico per buonismo, sia chiaro; anzi, io di solito parto dal presupposto che tutti siano degli imbecilli. Ogni tanto però rimango sorpreso piacevolmente .


Come si dice, a volte si ha solo bisogno dello stimolo giusto.



°Nel disegno, Omaggio a Gipi by me

sabato 26 dicembre 2009

Pensierini di natale

Detta così può sembrare davvero una stronzata. Eppure leggendo potrete convincervi del contrario, tenendo conto del fatto che, specialmente di questi tempi, ci vuole un fisico bestiale anche per scrivere e disegnare.
Ebbene, eravamo accampati sotto un albero pino e le campane in lontananza risuonavano a forza, distraendoci la testa dall'atmosfera della festa. Cominciammo a chiederci se le occhiaie che avevamo in viso ci stessero formando un secondo sorriso, all'altezza dello zigomo. Ma più di tanto non ci preoccupava, chè le occhiaie, si sa, esistono solo nella mente di chi le nota.
Ed è così che arrivammo al momento della passante:




"Ossesso, istupidito, bevevo nei suoi occhi vividi di tempesta la dolcezza che incanta e il piacere che uccide"

Attenzione adesso: mi passò davanti vestita di rosso, per poi scomparire nella notte più nera... Fu in quel momento che mi balenarono in mente tali versi di rara intensità e bellezza, come pochi se ne trovano in letteratura.

"Tu ignori dove vado, io dove sei sparita;
so che t'avrei amata, e so che tu lo sai!"

Ma [ahimè] non era questa la serata giusta per pensare alle passanti che non riuscimmo a trattenere...
Ricorreva la vigilia che [la quale] si passa in familia.
Non manca niente: le polpette della zia chè son sempre più buone, la tavola apparecchiata ch'è sempre più bella, io e mia sorella chè siam sempre più fattigrandi e i parenti tutti, chè son sempre più vecchi.
Convenzione più convenzione meno, passammo poi a brindare cogli amici, più ubriachi che matti. E mentre incauti mischiavamo liquidi terribili, davamo inizio al natale più caldo che un elefante riuscisse a ricordare.

In mattinata la pioggia arrivò a riportare un poco di giustizia e gli ultimi giorni di questo 2009 'colmo' di cambiamenti si presentavano ora più umidi, ora più tersi.
Gli sbronzi della sera prima si ritrovarono così a commentare:


- Mi piace quando fuori piove
e rimanere in salotto a guardare

oppure, a seconda dei casi:

- Mi piace quando in salotto piove
e rimanere fuori a guardare




°Parti in verde tratte da A una passante
di Charles Baudelaire,
disegno by me

domenica 1 novembre 2009

La fine del mondo


E’ il 20 dicembre 2012 e Gianlorenzo si sta preparando al peggio (o al meglio, dal suo punto di vista). Le previsioni dell’ imperscrutabile calendario Maya infatti non lasciano grande spazio all’immaginazione: il ciclo della Terra giunge al termine, tutto finisce con tanto di annunci solenni e fuochi d’artificio. Gianlorenzo si è comprato un kit di sopravvivenza all’ipercoop e il libro di Giacobbo in cartoleria, si è licenziato dal lavoro di impiegato bancario e ha mandato a 'fanculo la moglie. La notte magica la passerà insieme a Teresa, sua avvenente compagna di università con la quale ha da poco ripreso i contatti. Il piano di Gianlorenzo è semplice e magnifico: passare l’ultimo giorno della sua vita con la donna dei suoi sogni e avere un orgasmo bestiale mentre disastri naturali e calamità di ogni genere si verificano fuori dalla sua finestra.


Alla sera la casa di Gianlorenzo è cosparsa di candele, le luci sono spente e le tartine da lui preparate con tanta premura sono in tavola; Teresa arriva all’orario stabilito, radiosa come il primo giorno in facoltà. Si mettono a mangiare bevendo dello champagne in coppe di cristallo, ridono e scherzano, parlano di tempi passati e di strade percorse. Si scambiano tenerezze sul divano, poi si spostano in camera da letto. Lui le mette un dito in bocca, lei si dimostra divertita e, dopo averglielo uscito dalle mutande, gli fa un pompino. Passa poco tempo ed è Teresa a comandare; Gianlorenzo sta di sotto e la tiene per i fianchi, mentre la ragazza continua a muoversi come un’onda, prima piano e poi più forte, fino a venire in un gemito profondo. Viene anche Gianlorenzo, seppure in modo più contenuto. Sente infatti che manca qualcosa.
- Bè? - sbotta interdetto.
- Che ti prende? - chiede Teresa, ancora ansimante.
- Come sarebbe a dire che mi prende? Dove sono i terremoti, le catastrofi, i cieli rosso sangue?! -
- Non essere sciocco - lo ammonisce lei, dandogli un bacio leggero sulla fronte - Credevo che questa cosa della fine del mondo fosse solo un’idea romantica per noi due. -
Gianlorenzo non focalizza. - E allora l’inversione dei poli magnetici, il cambiamento climatico? -
- Tesoro - aggiunge Teresa rivestendosi - se l’umanità doveva proprio scomparire, sarebbe successo quattro anni fa. Non dirmi che non lo sapevi! -
Gianlorenzo si volta verso il comodino dove è poggiato il libro di Giacobbo; sta lì in copertina, nella classica posa a braccia conserte, e se la ride di gusto.



°Disegno by me

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