venerdì 2 dicembre 2011

mai un passo

Questa mattina. Ho tante cose da fare. Mi metto a studiare. Preparo il caffè. Poi leggo il giornale. Questa mattina. Forse vado a lezione. Così incontro la gente. Che non dice mai niente. In compenso però. Fa freddo sempre. Sempre freddo giù in strada. Sembra già capodanno. Con le luci dei bar. La fermata del tram. Quasi sempre deserta. Come il cuore, del resto. Ma se almeno una volta. Potessi guardare. Se almeno stavolta. Fossi capace. Di estrapolare. Di vedere tutto [come uno zoom-out sulle mappe di google]. Allora sì. Allora sì che magari [dico magari]. Potrei accorgermi. Della vita di merda. In cui son immerso. In cui tutti fingiamo. Di fare qualcosa. Sbrigare un dovere. Dovere arrivare. E la gente. Ah!, la gente. Non si sopporta. Chiude in faccia la porta. Non ti lascia passare. Ti risponde anche male [se domandi qualcosa]. Brutta vecchia merdosa! Giovanotto coglione! Guardi se non la smette... Riferisco a sua madre. Ma tua madre è depressa. E non puoi farci niente. Molto probabilmente. Piangerebbe soltanto. Nemmeno poi tanto. Ma si sta così stretti. Ché ognuno ormai spera. Che l’altro si estingua. Lentamente soccomba. Ma si sa che alla fine. Alla fine un po’ tutti. Vorremmo essere meno. Avere l’esclusiva. Trattamenti speciali. L'occhio di riguardo. Dal macellaio. Allo stadio. Al supermercato. E lei? Un etto di prosciutto. Senza grasso. Sa mio marito. Ha il diabete. Pover'uomo. Ah non l’avete? Strano. Eppure avevo chiesto. Avevo parlato. Al suo collega. E lui [sì lui]. Mi aveva assicurato. Certamente. Garantito. Glielo metto da parte [glielo metto in disparte]. Scusi ho solo questi. Mi lascia passare? Guardi: vado proprio di fretta. E ci mette due ore. A quest'ora. Sarei già potuto essere a casa. Al sicuro. A sentir le notizie. Dal telegiornale. Ché poi l’informazione. Anche quella non scherza. Tutti chiusi di mente. Credono di sapere. Curvi sulle loro sedie. Ciechi, dentro una stanza. Frustrati. Scaricatori d'odio. Quantomeno una volta. Una volta sapevi. Chi erano. Con chi prendertela. Ora invece. Ora invece son tutti. Un’intera mandria. Di gran teste di cazzo. Dell’ultim’ora. Certo. Certo, hai ragione. Non c’è niente da aggiungere. Non sono più questi. Discorsi da fare. Mentre vecchi accattoni. Si lasciano esplodere. Nelle stazioni. Noi restiamo a guardare. Le nostre illusioni. Che come tappeti. Si sono arrotolate. E messe da parte. Buone soltanto. A prendere polvere. Ogni tanto le guardo. Provo un po’ di magone. Quando ho tempo magari. Ci passo lo straccio. Anzi, sai cosa faccio? Domani le butto. Così non ci penso. Penso proprio che adesso. Mangerò qualcosa. Dopo laverò i denti. E poi vado a dormire. Ché s'è già fatto tardi. Sarà tardi domani. Tardi il giorno seguente. E il mese successivo. Io però non ci penso. Ho tante cose da fare. Io continuo a danzare. In questo girotondo. Ogni tanto mi fermo. Solo per fare spazio. Ad un nuovo arrivato. Prego avanti, c’è posto. A chi esce dal giro. Non riservo commiato. Io son ballerino. Io mi muovo. Giro ‘n tondo. E mai un passo. Mai un passo fuori posto.

1 commento:

Lorenzo ha detto...

Quando sarà ormai troppo tardi, avremo molto tempo a disposizione.

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