Non è vero, come recita uno degli slogan più in voga nelle manifestazioni, che "Peppino è vivo e lotta insieme a noi". Peppino Impastato è stato ucciso dalla mafia la notte del 9 maggio di 32 anni fa. In questo modo il suo paese, ma non solo, è stato privato di un attivismo politico e di uno spirito d'innovazione per quel tempo rivoluzionari. Purtroppo di persone come lui, con le palle, l'intelligenza e l'integrità morale di cambiare veramente rotta, ne nascono poche. Peppino Impastato non usava vecchi discorsi di partito per comunicare, conosceva l'arte dello sfottò e della satira e le impiegava per mettere in ridicolo il boss al quale la sua famiglia doveva tutto. Questa irriverenza faceva paura a molti. Le autorità cercarono addirittura di far passare l'attentato per un suicidio, tanto era il timore che potesse diventare un simbolo. Il suo sacrificio però ha dato un insegnamento importante ad altri, meno riflessivi e più prudenti di lui.
Quella di insabbiare ogni cosa è una propensione che nel nostro Paese, oggi come allora, continua a verificarsi. Non si può guardare a determinate situazioni come semplici avvenimenti passati; quante persone comuni continuano ad aderire al sistema mafioso, con il loro silenzio e la loro indifferenza? Quanti di quelli che si ribellano ricevono un sostegno reale? E quanto c'è stato, negli ultimi dieci anni di lotta Antimafia, di veramente rivoluzionario? Sono interrogativi che probabilmente tutti dovrebbero porsi.
Specialmente in questi anni di connivenza tra mafia e Stato, urge il bisogno di andare avanti con tutti i mezzi a nostra disposizione, per onorare la memoria di Peppino e di altri coraggiosi, geniali e pazzi com'era lui.
Quella di insabbiare ogni cosa è una propensione che nel nostro Paese, oggi come allora, continua a verificarsi. Non si può guardare a determinate situazioni come semplici avvenimenti passati; quante persone comuni continuano ad aderire al sistema mafioso, con il loro silenzio e la loro indifferenza? Quanti di quelli che si ribellano ricevono un sostegno reale? E quanto c'è stato, negli ultimi dieci anni di lotta Antimafia, di veramente rivoluzionario? Sono interrogativi che probabilmente tutti dovrebbero porsi.
Specialmente in questi anni di connivenza tra mafia e Stato, urge il bisogno di andare avanti con tutti i mezzi a nostra disposizione, per onorare la memoria di Peppino e di altri coraggiosi, geniali e pazzi com'era lui.
°Nella foto, 9 maggio a Cinisi by me
1 commento:
forse a piccole dosi minimi miglioramenti ci sono stati...
se il 9 maggio voi eravate lì, ancora qualcosa si muove...noi nel nostro piccolo facciamo...ci facciamo sentire...
certo è che se stato e mafia sono sinonimi noi possiamo ma loro?
loro quando vanno via?
di domande ce ne sarebbero fin troppe...
se siamo ancora qui a ricordare è perchè c'è qualcuno che ci crede...non dobbiamo dimenticarlo, anzi dobbiamo far vivere Peppino il più possibile, perché credimi c'è chi non lo conosce...ma chi crede in lui senza saperlo!
Peppino vive grazie a noi, con noi...certo non saremo grandi come lui...
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